05 marzo 2012

Se dev'essere così difficile ... forse non vale la pena

Ho condotto l’incontro tra il gagliardo gruppo di appassionati dilettanti di C’è un’Alghero Migliore e il candidato della coalizione Stefano Lubrano.

Un incontro interessante, sincero. Stefano, ma lo sapevamo, è simpatico e onesto intellettualmente e aperto al confronto. Questo o quello mi piace di più, questo o quello di meno.

Ma ci sono alcune questioni che più il tempo passa e più mi paiono dirimenti; voglio dire che se non sarà come io penso che sia del tutto ragionevole pensare, magari alla fine lo voterò lo stesso, ma farei molto fatica sostenerlo e a dare una mano.

Parto da quella più semplice, ma su cui ci sono più equivoci; noi tutti vogliamo assessori competenti. Va bene farla una volta per tutte questa premessa?

Siccome però ad Alghero ci sono almeno trenta donne competenti (io ne conosco anche di più e conosco molta poca gente), non c’è nessuna ragione perché non si debba dire che ci saranno (almeno) tre Assessori di genere femminile.

Vedete nel mio mestiere io incontro circa la metà di donne e di uomini come studenti; bene in media le donne non sono peggio degli uomini, anzi in media sono abbastanza più brave; tra i dottorandi infatti la proporzione delle donne è superiore a quella degli uomini, e in media sono ugualmente bravi; ma poi ... Già tra i ricercatori le donne sono meno e molto meno tra gli ordinari (nel mio Dipartimento, sette ordinari e sette maschi). Che non c’entrino le competenze e i meriti, ma l’organizzazione delle istituzioni e della società che penalizzano le donne?
Tanto per dire c’è una sola donna tra i dodici docenti eletti nel Senato accademico di Sassari; mi sento molto felice e orgoglioso che appartenga al nostro Dipartimento.

Insomma, ma perché mai dovrei votare con convinzione e piacere un candidato che non garantisce che vi sia nella Giunta, (almeno) la parità di genere. Non c’è motivo.

Poi una più complicata, forse; ma che a me pare semplicissima. Io sono ateo, ma molto attento alle scelte di chi ateo non è. Ho visto, come tutti voi, Marco, il compagno di Lucio Dalla, che ha parlato in chiesa ai funerali di Lucio, con qualche sottinteso, ma con una pacata e intelligente apertura lo hanno fatto parlare; ma quale dio crudele può mai esistere che non voglia benedire o almeno accogliere coppie fatte da persone che si amano? Non capisco nessuno, di sinistra, di destra o di centro, ateo o religioso, che possa essere contrario al fatto che venga riconosciuto il legame tra persone che vogliono amarsi e condividere la propria vita.

Un’amministrazione può fare solo qualcosa, ma quel qualcosa lo può fare subito e senza esitazioni; farei fatica ad accettare di votare, e comunque non la farei con convinzione ed entusiasmo, per un candidato che non dicesse, senza se e senza ma, “sì, nel mio Comune ci sarà il registro delle coppie di fatto”, e faremo in modo di non discriminarle in nessuna delle scelte dell’amministrazione.

Due semplici cose, cui aggiungerei solo un’attenzione particolare per chi è venuto da lontano in questa terra d’approdo, cui darei voce e rappresentanza; a partire dalla comunità più "antica" nella nostra città, ovvero la comunità rom. Ma ci tornerò.


Ziubustianu ha detto...

A volte, partendo da premesse più che lodevoli si arriva a conclusioni opposte. Le quote rosa garantiscono una parità di genere ? Sinceramente ho i miei dubbi, il governo B. era il più rosa mai insediato, non so quale vantaggio ne abbia avuto "l'altra metà del cielo" in termini di emancipazione o parità di diritti, casomai appoggerei chiunque (di qualsiasi genere) si battesse contro l'ideologia (o chiamandola per nome: la fede) che è all'origine della visione della donna sottomessa al maschio. Idem con patate per il registro delle unioni civili, per gli stessi motivi esposti da Raffaele ed Angela. Le troverei materie di competenza del governo e della cultura in generale, se servisse a dare un segnale, magari, sarei daccordo. Di sicuro Letizia Moratti, Emma Marcegaglia, Gelmini, Santanchè non mi hanno dato alcun segnale in tal senso ...

GIANFRANCA ha detto...

Credo che molte cose si chiedano non per l'effetto che possono avere ma per dare un segnale. Sono d'accordo che il registro delle coppie di fatto non avrebbe nessun effetto sulle coppie che segnalerebbero la loro unione, ma la sua istituzione darebbe un segnale, un segnale forte e chiaro di qualcosa che non c'è e ci dovrebbe essere. In uno stato teoricamente laico come il nostro, senza atti "coraggiosi" di questo tipo non cambierebbe mai molto o molto poco. Ho messo molte volte la bandiera della pace sul mio davanzale sapendo benissimo che nessun potente della terra le avrebbe mai degnato uno sguardo o che non avrebbe mai cambiato la condizione di chi viveva in guerra, ma l'ho fatto per dare un segnale, per dire al mondo che la pace è un diritto. Il registro delle coppie di fatto per me è una bandiera di diritto

Anonimo ha detto...

qualcuno ha detto "la verita' e' femmina....ma cosa importa alla donna della verita?ogni donna crea la sua verita',nel fare cio' e' un'artista insuperabile""emancipare la donna...liberare la donna per farne una comessa...schiava in casa e ..fuori casa,schiava al cubo,sic"il conflitto tra i sessi...la madre di tutti i conflitti.chi non riflette su cio'rischia di non capire a fondo...

Giuseppe Pala ha detto...

A proposito di matrimonio

L'art. 29 stabilisce che "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare".

L'art. 30 stabilisce che "È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima. La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità".

L'art. 31 stabilisce che "La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo".

All'origine di questi tre articoli c'è la solida realtà biologica per cui per fabbricare un nuovo cittadino occorre una coppia di coniugi; inevitabilmente un maschio e una femmina, possibilmente legati da buoni sentimenti e non consanguinei.

A sgombrare il campo da possibili equivoci, dopo aver definito il concetto di famiglia, la Legge Fondamentale inizia immediatamente a parlare di genitori e figli. Senza bisogno di passare ad un nuovo articolo, dà atto che si possano generare figli anche senza aver contratto matrimonio, e stabilisce che i diritti di quei giovani cittadini rimangano identici anche se i genitori non sono sposati.
Il quadro è chiaro. La Costituzione tutela i cittadini e ne regola i rapporti di convivenza, fin dalla nascita.

Nella Costituzione non sta scritto da nessuna parte che oltre al matrimonio non esistano altri rapporti affettivi. Sposarsi non è un diritto e neppure un dovere. Per nessuno.
Vale a dire che, se non trovi un partner che ti si fili, non hai diritto di pestare i piedi per terra per reclamarlo. Non è neppure un dovere, quindi se decidi di non sposarti, non sarai accusatonè sanzionato in alcun modo, e avrai tutte le tutele di qualunque altro cittadino, il diritto all'istruzione, alla cura se ti ammali, alla casa, al lavoro etc.

Il punto è tutto qui. Il matrimonio non è un diritto: è solo il modo per regolare i rapporti fra un uomo ed una donna, basato sulla premessa biologicamente necessaria per generare figli.

Nel contempo, ovviamente, dobbiamo affermare, e se necessario imporre il massimo di rispetto e tutela per ogni altro tipo di relazione affettiva, con rapporti omo o eterosessuali o puramente platonici, non necessariamente limitata a due individui (una restrizione odiosa e non necessaria). Chi ancora non l'ha fatto deve rendersi conto che esistono modi meravigliosi, per due o più cittadini, di condividere l'esistenza. Anche senza sposarsi.

abcecchini ha detto...

Caro Giuseppe,
mentre per due persone di diverso sesso, in generale, scegliere o no di sposarsi è una scelta che abbiano o no intensi o radi o nulli rapporti sessuali, per due persone di diverso sesso (che abbiano o no intensi o radi o nulli rapporti sessuali) sposarsi (in Italia) non è possibile).
Il riconoscimento delle coppie di fatto garantisce ad essi (come avviene in quasi tutta Europa) alcuni diritti elementari, di base per la dignità delle persone (non faccio l'elenco e non cito neanche il più patetico di essi: l'assistenza in ospedale); vero è che per questo serve una legge nazionale, ma - come ho scritto - una spinta locale, se sostanziale e non solo (ma anche) simbolica, può aiutare.
Tutto qua.
Sull'opportunità di estendere l'istituto del matrimonio a persone dello stesso sesso, la discussione è più difficile: io personalmente sono per il sì, anche se non è questione all'ordine del giorno.

Giuseppe Pala ha detto...

Ho voluto esprimere un parere sul matrimonio omosessuale, perchè sentivo l'argomento allignare inespresso dietro le quinte della discussione. Preferisco i temi espliciti a quelli sottointesi.
Riguardo al registro, non percepisco la forza del suo valore simbolico, ma non ho alcuna preclusione. Gli è che, secondo me, lascia il tempo che trova e non è in nessun modo una priorità.
Una proposta ragionevole, in ambito comunale, potrebbe essere quella di sottoporre l'argomento a referendum fra i cittadini (ti ricordo che Stefano Lubrano si è detto favorevole ai referendum comunali): il risultato della consultazione potrebbe essere sorprendente.

abcecchini ha detto...

Sì, potrebbe essere sorprendente, in un senso o nell'altro.
Tranne che io non sottoporrei a referendum questioni che riguardano i diritti, specie di una minoranza.
Se no, per fare un esempio, i risultati di un referendum sui diritti dei rom non sarebbero sorprendenti, purtroppo.
Ma sarebbe bello poter discutere anche di questo, ovvero della cosiddetta "dittatura della maggioranza" primo paradosso della democrazia.

Giuseppe Pala ha detto...

Bibo, dal tuo ultimo intervento consegue, inevitabilmente, che tu consideri gli eletti che siederanno in Consiglio comunale culturalmente più ferrati e eticamente più illuminati rispetto allo stesso corpo elettorale che li ha espressi.
Sento il desiderio di sapere da dove ti derivi questa convinzione.

abcecchini ha detto...

La mia convinzione deriva dal fatto che c'è del giusto (oltre che del problematico)nella democrazia rappresentativa, che con i suoi riti e i suoi percorsi, è in grado di filtrare le scelte che, lasciate alla decisione immediata del popolo sarebbero spesso contraddittorie ed emotivamente determinate. Questa è la ragione per cui - ad esempio - non sarei favorevole a un referendum sulla pena di morte, specie se si svolgesse all'indomani di uno stupro efferato con omicidio di una dodicenne. Esistono nei sistemi costituzionali dei meccanismi che creano ritardi, bilanciamenti, passaggi che decantano le decisioni. Esiste un'ipocrisia delle istituzioni per cui, in generale, non si può usare l'espressione "i rom sono tutti delle merde" in un Consiglio comunale, mentre Minzolidili può farlo su facebook. Non so gli eletti a fare la differenza è il meccanismo istituzionale. C'è un vizio della democrazia, che può essere contrastato solo da istituzioni non direttamente elettive come la corte costituzionale, che si chiama dittatura della maggioranza che solo può essere contrastata da istituzioni con un forte attrito e una forte autonomia.

Giuseppe Pala ha detto...

Bibo, mi dispiace dover continuare a ricorrere ad argomentazioni ovvie, ma il Consiglio comunale di Alghero non è la Corte Costituzionale. In particolare, il prossimo Consiglio sarà un consesso eterogeneo di 24 persone che, se tutto va bene, inizierà a mettere ordine nel dissesto economico, gestionale e urbanistico di questa città. Se riuscirà a farlo però, sarà con lo stesso senso comune e con gli stessi strumenti critici che è possibile osservare fra gli elettori di Alghero.

Deduco dalla tua argomentazione che il referendum sulla pena di morte all'indomani di uno stupro efferato avrebbe secondo te esiti diversi a seconda che a votare siano comuni cittadini o consiglieri comunali. Non posso dimostrarlo, ma sono certo che su questo punto ti sbagli (non è argomento di questa discussione, ma io credo che la pena di morte sarebbe in entrambi i casi respinta).

Tornando a noi. Ammesso e non concesso che un Consiglio comunale formato da due impiegati, un'insegnante, due avvocati, un idraulico, una parrucchiera etc., sia in grado di vedere più lontano e più chiaro di tutti gli altri impiegati, insegnanti e parrucchieri della città; se il Consiglio ci tiene proprio a far crescere nei cittadini la solidarietà verso le coppie-di-fatto, potrebbe prendere molteplici iniziative volte a stimolarla, animare la discussione, invitare personalità, proporre incontri pubblici, cineforum e dibattiti e, alla fine, quasi trionfalmente, indire un referendum col quale tutti i cittadini si dicono favorevoli al tuo simbolico registro. Questo avrebbe senso.

Viceversa, secondo me, non ha senso che, con tutti i difficili impegni che attendono il Consiglio, si decida, con priorità assoluta, di confezionare un registro, sgradito alla maggioranza degli elettori, e di somministrarlo a questi, come una supposta di Tachipirina ad un bambino con la febbre.

Arnaldo Cecchini ha detto...

Caro Giuseppe,
credo che tra noi due abbiamo argomentato abbastanza.
A me un fatto simbolico, come primo passo, appare rilevante; a te no.
Amen.

P.S.
Sì penso che un Consiglio comunale avrebbe più difficoltà a incendiare un campo rom di un comitato spontaneo di quartiere.

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