30 novembre 2011

Quinto podere

Al contadino non far sapere... quale acqua arriva nel suo podere:
indagini e riflessioni sull'uso dei reflui nei campi della Nurra.


A seguito dell’allarme “marea gialla” che ha fatto scappare turisti e residenti dalle spiagge algheresi, un gruppo di cittadini volenterosi ha deciso di approfondire il problema partendo dalla “soluzione”, annunciata trionfalmente dall'amministrazione comunale la scorsa primavera, e riportata su tutte le testate giornalistiche locali: "collaudato il depuratore", "approvato il piano di gestione dei reflui in agricoltura", "ora le acque serviranno per i campi..." senza studi preliminari sul campo, senza alcuna informazione e formazione degli agricoltori, che scoprono dai giornali l’arrivo nelle loro manichette di irrigazione di acqua reflua con la patente di acqua “grezza”, termine utilizzato per descrivere l’acqua di provenienza naturale (nel caso della Nurra, l’acqua proveniente dal bacino del Cuga).

I primi risultati di questa ricerca sono stati resi pubblici durante un’affollata assemblea organizzata dal comitato spontaneo della Nurra, cui erano invitati tutti gli enti, coinvolti a diverso titolo nella gestione delle acque reflue, in primis il Sindaco di Alghero, che ha mandato in sua vece l’assessore all’edilizia privata Nunzio Pais (cosa c’entri qui l’edilizia privata non si è capito..). Peccato, un’occasione persa di confronto… ma la ricerca continua e continueranno gli sforzi per discutere pubblicamente del problema e delle possibili soluzioni.

Dai risultati del monitoraggio “autogestito” emergono problemi oggettivi, come la presenza eccessiva di solidi sospesi che intasano le manichette di irrigazione a goccia impedendo all’acqua (buona o cattiva che sia) di arrivare alle colture, difetti di miscelazione messi in evidenza dal monitoraggio condotto per 15 giorni sulle acque di irrigazione, ed altri fenomeni come il collassamento delle piante trattate con il sistema della ferti-irrigazione, i cui rapporti causa-effetto stiamo cercando di individuare.

Siamo ancora all’inizio, ma si può già sostenere che il rispetto formale dei limiti di legge (dietro cui si barricano gli enti gestori del territorio e gli enti di controllo) non sempre soddisfa le esigenze delle campagne e delle lagune...

Ecco una sintesi del lavoro finora svolto, frutto dello sforzo congiunto degli agricoltori e dei cittadini liberi che si stanno impegnando per capire cosa succede veramente.

E presto ritorneremo con gli aggiornamenti...

LA RICERCA

L’approfondimento è partito dalla ricerca di informazioni e dati ufficiali tramite un’Istanza di Accesso all’Informazione Ambientale ai sensi dell’art.3 D.lgs. 195/2005 relativo all’impianto di depurazione di Alghero sito nella zona industriale di San Marco (indirizzata a: Arpas, Comune, Provincia, Regione) ... rispondono tutti tranne la Regione.

A seguito della richiesta, sono stati realizzati incontri con:
  • Comune: responsabile unico del procedimento Ingrid Crabuzza
  • Provincia: Assessorato Ambiente - G. Serra e R. Scanu

Sono stati reperiti documentazione e dati analitici, tra cui:
  • Analisi Arpas (depuratore e corsi d’acqua)
  • Autocontrolli Abbanoa
  • Piano Gestione Reflui
  • Collaudo funzionale
  • Relazione tecnica sul Cuga – ENAS

Sono stati organizzati ulteriori incontri con:
  • Consorzio di Bonifica della Nurra: Direttore Moritto
  • Coldiretti: Presidente Pietro Greco, direttore Battista Cualbu
  • CNR Sassari: Direttore Mauro Marchetti
  • Università di Sassari (cattedra di pedologia - Nuoro)
  • Agricoltori e comitato della Nurra
  • ... e inoltre qualche informato dei fatti

A seguito delle informazioni ricevute, si è ritenuto opportuno richiedere un incontro con il gestore del depuratore e una visita all’impianto, tramite:
  • Lettera indirizzata ad Abbanoa – Distretto 6 (per posta ordinaria)
  • e-mail indirizzata al responsabile Servizio S. Unali e al responsabile impianti G. Masala
  • Sollecito telefonico tramite un tecnico dell’impianto
  • Coinvolgimento di Coldiretti
  • Ricorso ad amici di amici...
Tali richieste ad oggi non hanno avuto ancora alcuna risposta.


BREVE CRONISTORIA

Dalle informazioni reperite, la storia del depuratore può essere sinteticamente riassunta così:
  • Il progetto del depuratore di Alghero è stato approvato in via definitiva con deliberazione Giunta comunale n. 328 del 15 ottobre 2003
  • È entrato in funzione nella primavera del 2009
  • Ha una potenzialità di depurazione pari a 77.500 abitanti, con produzione di circa 6.500.000 metri cubi annui di reflui depurati
  • I reflui trattati sono stati interamente scaricati nel Rio Filibertu con destinazione Calich fino al maggio 2011 (tranne ad agosto 2010, in piena emergenza marea gialla, quando viene richiesta alla provincia l’autorizzazione al riuso in agricoltura, cui è seguita multa e interruzione del riuso per mancanza del piano di gestione dei reflui come imposto dal DM 185/03 e DGR 75/15 del 30/12/2008)
  • Nella primavera 2011 l’Agenzia Regionale del Distretto Idrografico approva il Piano di gestione dei Reflui redatto dal Consorzio di Bonifica della Nurra
  • Conseguentemente è stata rilasciata l’autorizzazione provinciale al riutilizzo ai fini irrigui delle acque depurate dell'impianto di San Marco
  • Da maggio 2011 le acque reflue vengono in parte immesse nella rete irrigua del consorzio di Bonifica della Nurra in parte scaricate nel rio Filibertu con destinazione Calich (i volumi giornalieri di refluo immesso nell’impianto irriguo nel periodo di massimo afflusso turistico ammonta a circa 20 mila mc/giorno su circa 23 mila prodotti)

CARATTERISTICHE DEL DEPURATORE

In attesa di poter visitare il depuratore, ci dobbiamo accontentare della descrizione sintetica riportata nel piano di gestione.

L’impianto dopo un trattamento primario e secondario, e una disinfezione con acido peracetico, avvia il refluo destinato all’irrigazione ad un trattamento di affinamento consistente in un sistema di filtrazione (per ridurre ulteriormente i solidi sospesi) e un trattamento UV (per abbattere ulteriormente la carica batterica). Il refluo destinato allo scarico in ambiente (Rio Filibertu) subisce invece un processo di abbattimento ulteriore del fosforo (ACTIFLO).

Le acque reflue trattate, destinate all’agricoltura, vengono immesse direttamente tramite condotta DN300 che si collega con la condotta Addutrice Principale Alta DN1400 del Consorzio di Bonifica della Nurra. Non esiste quindi un bacino che permetta la miscelazione omogenea delle acque reflue con le acque del bacino del Cuga.

La Direttiva Regionale sullo uso dei reflui in agricoltura impone un rapporto di miscelazione massimo di 1:1 (metà acqua reflua e metà acqua grezza). Il consorzio di Bonifica ha dichiarato di aver adottato un limite più cautelativo: 1/3 reflui e 2/3 acque del Cuga.


CHE COSA SUCCEDE NELLE CAMPAGNE?

Alcuni agricoltori hanno mostrato seria preoccupazione per l’andamento estivo delle colture e per alcuni fenomeni, mai riscontrati in passato quando nelle condotte del Consorzio di Bonifica arrivava solo l’acqua del bacino del Cuga, come la presenza di acqua maleodorante e torbida dalle bocchette di irrigazione e la comparsa di depositi biancastri sui suoli.

I primi sintomi manifestati sono stati il collassamento delle piante trattate con il sistema della ferti-irrigazione, fenomeno più immediato nei terreni più argillosi, ma che si è manifestato poi anche nei terreni più sciolti che hanno maggiore drenaggio.

Il fenomeno era meno vistoso nei terreni non fertilizzati, ma la pianta mostrava comunque un ridotto accrescimento; per esempio, nelle angurie la vegetazione non era coprente, lasciando il frutto esposto al sole.

Inoltre, il primo frutto della prima pianta era di pezzatura discreta ma presentava lo spaccamento al centro ed era spugnoso.

Gli agricoltori non sono stati avvisati dell’immissione dei reflui trattati nella rete di irrigazione se non dai giornali, e nessuno degli enti preposti è venuto a verificare gli effetti dell’uso dei reflui in agricoltura. D’altra parte, nel piano di gestione approvato a maggio 2011 si dichiara che:
“verrà proposto un programma di monitoraggio degli effetti del riutilizzo, sui suoli e sulle colture, volto alla verifica del sistema del riuso irriguo in argomento, indicando tempistiche, modalità e terreni/colture interessati, che verrà predisposto e allegato al Piano di gestione entro 3 mesi dall’approvazione”.
I tre mesi sono abbondantemente passati... e di monitoraggio nessuna traccia.


IL NOSTRO MONITORAGGIO

In attesa di un monitoraggio “istituzionale”, abbiamo deciso di avviare un monitoraggio in proprio.

Abbiamo realizzato un campionamento dei suoli, dei sedimenti nei filtri, e delle acque di irrigazione e stanno arrivando i primi risultati indicativi che mettono in evidenza alcuni problemi oggettivi:

1. Alti livelli di solidi sospesi: dai sopralluoghi effettuati nei terreni del sig. Tiloca abbiamo riscontrato un’elevata concentrazione di solidi sospesi nei filtri a doppia camera (filtro a sabbia associato ad una calza) all’uscita dell’idrante del consorzio di bonifica. (l’agricoltore proprietario del campo ricorda che fino all’anno scorso era sufficiente un controlavaggio alla settimana, oggi invece questa procedura va avviata quotidianamente).
Il fenomeno è ancor più evidente nelle manichette di irrigazione che, se strizzate, liberano una pasta marrone.
Conseguenza: intasamento dell’impianto a goccia. Se anche l’acqua fosse di ottima qualità... alle piante non riesce ad arrivare.
Conclusioni: il sistema di filtrazione dell’impianto di San Marco non sembra lavorare in maniera idonea per questo tipo di destinazione.

Figura 1. Filtri all'uscita dall'idrante

Figura 2. Sedimenti strizzati dalla manichetta di irrigazione

2. Infiorescenze saline dovute a precipitazione di sali sui suoli (in fase di analisi per verificare di quali sali si tratti). Da un primo riscontro analitico effettuato sulle infiorescenze saline depositate sui suoli si sono riscontrati valori significativamente elevati della conducibilità (che esprime il livello di sali), maggiormente sui terreni ferti-irrigati (3670 µS/cm), meno su quelli irrigati senza uso di fertilizzanti (1152 µS/cm), rispetto ai terreni non irrigati (272 µS/cm).

Figura 4. Esempio di infiorescenze saline

Figura 5. Esempio di infiorescenze saline

3. Forte variabilità della conducibilità dell’acqua di irrigazione. Per verificare la qualità dell’acqua d’irrigazione abbiamo misurato la conducibilità oraria per 20 giorni, tramite autocampionatore portatile. Il risultato ha mostrato una fortissima variabilità notte/giorno con valori bassi di notte (assimilabili ad acque prevalentemente del Cuga) e molto più alti di giorno, con picchi che superano i 1000 µS/cm (assimilabili ad acque prevalentemente reflue). La media mensile (circa 550 µS/cm) però rispetta i limiti cautelativi adottati dal consorzio che prevede la miscelazione di 1/3 di risorsa irrigua proveniente dal depuratore e 2/3 dal bacino del Cuga.
Quindi, la miscelazione, seppur su scala mensile formalmente nei limiti di legge, non risponde alle esigenze di omogeneità delle caratteristiche chimico-fisiche richieste per lo scopo irriguo.

Figura 5. Sopra: andamento fluttuante della conducibilità dell'acqua di irrigazione (misurazioni orarie per 20 giorni); sotto: due ingrandimenti che mostrano i picchi anche superiori ai 100 µS/cm (click per ingrandire)

Figura 6. Campionatore automatico
    CONCLUSIONI
    • Prima di avviare un riuso dei reflui in agricoltura, è necessario uno studio preliminare su parcelle sperimentali, che permetta di valutare i possibili effetti sui diversi tipi di suoli e colture, attraverso comparazioni tra irrigazione con sole acque grezze e con acque reflue a differenti percentuali di miscelazione (con valutazione dell’interazione con uso di fertilizzanti).
    • Con l’avvio del riuso, è necessario attivare un sistema di monitoraggio permanente, non solo sulle acque in uscita dal depuratore, ma anche sulle acque di irrigazione, sui suoli e sulle colture.
    • È necessario predisporre un sistema di miscelazione più efficace e controllato (bacino di equalizzazione) e una controllo della presenza di solidi sospesi.
    • È necessario attivare un processo di formazione ed informazione rivolto agli agricoltori, come prescritto dalla Direttiva Regionale che così recita all’art. 16 (Obblighi dei titolari degli impianti di recupero e delle reti di distribuzione):
      “Il titolare della rete di distribuzione deve fornire la corretta ed esaustiva informazione a tutti i propri utenti in merito alle modalità di impiego delle acque reflue, sui vincoli da rispettare e sui rischi connessi ad usi impropri”.
    E per finire: le destinazioni dei reflui depurati (riuso irriguo e scarico ambientale) sono strettamente collegate e i loro problemi indissolubilmente intrecciati. Si possono e si devono trovare soluzioni alternative (o almeno mitigative) al rilascio dei reflui trattati nel Rio Filibertu, destinazione Calich, considerando che esistono stagioni non irrigue e che non si possono escludere condizioni di emergenza.


    P.S. Non abbiamo avuto ancora la possibilità di visitare il depuratore, non sappiamo se funziona bene o male. Essendo nuovo, vogliamo credere che funzioni bene. Ma questa non è necessariamente una buona notizia: un depuratore che funziona male si può provare a farlo funzionare meglio. Se il depuratore funziona bene, vuol dire che è tutto il sistema che è stato mal progettato, dalla localizzazione dell’impianto, al tipo di tecnologia, alla gestione dei reflui trattati...

    Intervento di Chiara Rosnati all'assemblea nella borgata di Guardia Grande del 3 Novembre 2011 (riprese di alguer.it)




    Chiara Rosnati è consulente ambientale, con specializzazione in valutazione d’impatto ambientale, collabora dal 2006 con l’università di Sassari, sede di Nuoro, come professore a contratto di Tecniche di valutazione di impatto ambientale. Ha partecipato al progetto internazionale EXACT, come esperto per il Ministero degli Affari Esteri italiano, elaborando un piano di fattibilità per l’utilizzo irriguo delle acque depurate in Medioriente (Israele, Giordania, Territori palestinesi).
    Fa parte del Gruppo Ambiente dell’associazione Alghero Bene Comune (ABC) che ha deciso di approfondire le problematiche relative al fenomeno marea gialla per portare un contributo propositivo alla risoluzione del disastro ambientale in atto. L’approfondimento ha portato ad analizzare il destino delle acque depurate dall’impianto di depurazione di San Marco che prevede sia lo scarico nel Rio Filibertu, destinazione Calich, che il riutilizzo di parte dei reflui in agricoltura, coinvolgendo nel problema le campagne della Nurra.


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