L'ho ripreso in mano e poi ho trovato un testo che potrebbe essere una quarta di copertina estesa. Ve lo ripropongo, penso che ci sia utile, qui ad Alghero, qui in Sardegna, qui in Italia.
Il mio post sarà per un'altra volta.
Le istituzioni come beni comuni
Occorre smettere di guardare alle istituzioni come a enti estranei, opprimenti, se non quasi nemici, da raggirare non appena possibile. E' necessario liberarsi dal complesso di Kafka: la qualità delle nostre vite è strettamente connesso a quello delle istituzioni.
Tesi centrale del libro è che: "le istituzioni sono beni comuni. I beni comuni sono i beni che una società - per molti versi ormai il sistema-mondo - detiene in comune. I beni pubblici o comuni sono una classe di beni che si presentano nell'esperienza sociale come presupporti di ogni forma di agire e insieme come esiti - voluti o non voluti - dell'interazione tra gli attori. Esempi classici di tali beni sono un paesaggio apprezzato, la vivibilità urbana, la fiducia negli scambi sociali, un saper fare diffuso..."
Le istituzioni sono esposte alla tragedia dei beni comuni, e cioè a essere saccheggiate e prosciugate da individui e organizzazioni autointeressati. Tuttavia sono dotate di difese o le costruiscono ricorrendo a risorse normative derivate da un loro vero o presunto monopolio della forza. Se tuttavia le istituzioni non sono credibili e responsabili, le difese rischiano di essere vane.
Si capisce da questi pochi cenni, come sia complessa e fragile la vita delle istituzioni, problematico il loro cambiamento. Eppure sono capaci di "intelligenza", sono capaci di apprendere. E le buone istituzioni di cui abbiamo bisogno, da cui dipende la qualità delle nostre vite, sono proprio le istituzioni con una sviluppata capacità di apprendere. La cosa riguarda da vicino i cittadini.
Dopo aver ricollocato le istituzioni nell'universo dei beni comuni, Carlo Donolo verifica il comportamento istituzionale di fronte ad alcuni problemi specifici [...]
Buona lettura.
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