Vorrei sommessamente provare a sostenere che la CRUI è stata e continua essere parte del problema; come si potrebbe essere alternativi a sé stessi?
La CRUI e il suo allora Presidente, con qualche dissenso interno, ha attivamente sostenuto la c.d. riforma "Gelmini – Tremonti – Decleva".
Che cosa c'è da stupirsi allora se il successore di Decleva, nel segno della continuità, continui ... nel segno della continuità?
Tuttavia, la domanda giusta da farsi è: è allora?
Che importanza ha che cosa dice, sostiene e fa un'associazione (seppur una che ammette tra i membri le università italiane)?
Essendo la CRUI un’associazione volontaria, suppongo che, come per ogni altra associazione (che so, di pesca subacquea, o di amanti di farfalle blu, o di abbigliamento bondage), uno decida di farne parte solo se ne condivide le finalità e gli orientamenti culturali, politici, ricreativi, estetici, alimentari, sessuali o qualunque altra cosa sia il motivo per cui le persone si assocciano.
Fare questi appelli alla CRUI è come fare l’appello agli "Amanti della Vera Bistecca Fiorentina" di diventare vegani.
Invece, semmai, l’appello da fare è ai Rettori, agli organi degli Atenei e alle rispettive comunità accademiche che non si riconoscono nelle posizioni della CRUI, di uscirne.
Uscire dalla CRUI sarebbe un bene intanto per tirare una linea sulla sabbia (ad esempio, a loro piace chiamarsi "eccellenze").
E poi avrebbe quell'effetto salutare aggiuntivo di dimostrare che la CRUI non è l’organo che rappresenta l’Università Italiana, un equivoco diffuso e che si è dimostrato molto insalubre.
(Mentre la CRUI è solo un’associazione volontaria, c’è invece un organo, elettivo e di rappresentanza della comunità accademica.)
Insomma, non ce l'ha mica prescritto il dottore la CRUI!
O come direbbe un altro: Se il maiale vuole diventare una porchetta, non va mica dalla parrucchiera.
Caro Ivan, ti rispondo brevemente.
La CRUI è un’ associazione che si è costituita con un regolare Statuto e che col tempo, come hai letto tu stesso, ha acquisito un riconosciuto ruolo istituzionale e di rappresentanza. Non a caso il suo Presidente e Giunta hanno l’opportunità di intercedere col governo.
Il problema che si pone è dunque nel modo in cui quest’opportunità ad essa concessa viene dalla CRUI investita! Non dimentichiamo che in fondo, i Rettori medesimi che la costituiscono, rappresentano istituzionalmente ciascun Ateneo da cui vengono formalmente “eletti”.
Le associazioni, vero, hanno delle finalità che in egual modo possono essere condivise dai membri che la costituiscono, ciò non significa però che tutti debbano convergere su una stessa modalità attraverso cui raggiungere quegli obbiettivi.
Cosa vuol dire questo, che è necessario operare da dentro l’associazione affinché si possano apportare, attraverso le proprie singolari esperienze, quei programmi, quelle iniziative, che siano inoltre espressione di partecipazione reale ed ascolto.
L’alternativa della CRUI pertanto sta nei programmi, nel confronto plurale e democratico dei suoi membri, nella politica che deve poterla rendere influente e incisiva in rappresentanza del cuore del mondo accademico, di cui ciascun rettore è parte responsabile !
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