27 giugno 2012

La breccia di Maria Pia

Ho sempre pensato che Maria Pia fosse decisiva.

Per due ragioni.

Per vedere la prima, non servirà l’occhio un po’ maniacale di urbanista; no quest’occhio non serve per capire le semplici geometrie di Alghero.

Col rischio di solo qualche piccola semplificazione di troppo: qui c'è un centro storico, con intorno la città ingrossata sino i primi del ‘900 e ingrassato un po’ peggio nel dopoguerra. Più in là si restringe, nella striscia della Via degli Orti e del Lido, mangiata dal troppo cemento quando il cemento mangiava alla grande ed era l’unica cosa da mangiare. Poi dall’altra parte Fertilia che comanda le vaste terre della piana della bonifica a capo del ferro di cavallo del Parco Porto Conte.

Non servirà no l’occhio un po’ maniacale da urbanista per vedere che al centro di tutta questa roba, di questa grande città territoriale, c’è questa lingua di terra, un ambiente incredibile, tra il mare, le dune e lo stagno: Maria Pia, il vero centro della Grande Alghero.

La seconda ragione è nota. Finita la bulimia edilizia dei ruggenti anni ’80 e ’90 protrattasi pigra per qualche anno nel nuovo secolo, è rimasta oramai poca terra buona per speculazioni facili, roba da palazzine di seconde case da smerciare rapidamente ai facoltosi sassaresi e continentali.

Sbarrata la strada del Parco Porto Conte, l’unica terra che ancora può far davvero gola è proprio quella: Maria Pia: che si tratti della banale prosecuzione dello schema-Lido (dei tempi in cui la rendita non solo catturava il potere politico, ma lo esercitava direttamente), o di solo apparentemente meno banali schemi espropriatorî con la copertura di qualche sottogriffe di architetti, il disegno è sempre lo stesso: catturare il valore di un bene pubblico e travasarlo – più o meno direttamente, come se si fosse ad una pompa di benzina – in un qualche serbatoio privato, lasciando alla comunità qualche briciola (se e quando va bene, bontà loro.) 
E tutto questo con esiti tremendamente e testardamente sempre gli stessi (l’urbanistica non è che l’eterno ritorno del sempre uguale): privatizzazione integrale degli spazi; la loro estirpazione dal patrimonio comune, come si estirpa un dente; la loro cancellazione dell’immaginario collettivo degli algheresi, come se colti da un’amnesia universale.

È stato un bene che entrambe queste ragioni siano entrate al centro del dibattito politico, e che Alghero si sia trovata a doversi esprimere esplicitamente su due grandi opzioni.

Da un lato, riconoscere che il suo centro e cuore è quello, e costruire una visione della città ambientale con Maria Pia e Fertilia a fare un grande centro territoriale, un complesso pubblico ambientale-urbano che dia senso, completi ed allinei tutte le geometrie della città. Piazza Civica: il centro della piccola Alghero, Maria Pia - Fertilia: il centro della Grande Alghero.

Un luogo per algheresi (anche come risarcimento morale), ma anche per turisti, che verranno anche fuori stagione, per dire a casa entusiasti che sono stati a Maria Pia (e no al Marriott) di Alghero.

Dall'altro lato, l'opzione dell'annichilimento di quel sistema ambientale unico, la distruzione di qualunque possibilità di immaginare e costruire una Grande Alghero, con la ripetizione dello stantio schema dell'eterno ritorno del sempre uguale. L'abbiamo vista questa opzione nella forma un po' asettica nel PUC di Tedde, e l'abbiamo vista in modo più plastico confezionato nel pieghevole del progetto che è circolato in questi giorni.

Estratto dal pieghevole
"Maria Pia - The Sea Dunes
Hotels and Resorts"
(A chi fosse sfuggito, nel piegevole tra l'altro si legge: "parco privato di 240.000 mq" quando tutta Maria Pia ne ha circa 390.000, quindi tutto (tutto!) quel che ne rimane destinato al parco privato; e poi si legge "la spiaggia è lunga 2km e una parte sarà riservata agli ospiti del complesso". Splendido.)

Insomma, le opzioni erano: una Grande Alghero o solo un'Alghero obesa.

Ecco, queste elezioni sono state importanti e decisive, perché queste due opzioni sono state al centro del dibattito politico del ballottaggio, e l'esito delle elezioni ha sancito in modo chiaro la direzione e il sentiero che questa città ha deciso di percorrere.

Maria Pia è decisiva per la visione e per il futuro di Alghero. È bene dunque che il dibattito prosegua, che sia approfondito e soprattutto che sia un vero dibattito pubblico, una ricca e densa conversazione collettiva tra algheresi e tutti coloro che ad Alghero ci tengono, sul futuro della loro città.

Ma con queste elezioni, un solco è stato tracciato, Alghero può diventare Grande.

A chi invece continua a pensare che "valorizzare" una cosa vuol dire solo costruirci sopra, passo a gratis l'idea di un grande affare: lasci perdere Maria Pia, che in fondo son bazzecole e pensi in grande: un grande albergo in Piazza San Marco a Venezia; a cinque stelle si capisce!

Posta un commento