01 novembre 2011

I bambini cittadini

L’ex area Giordo – ora Piazza dei Mercati - non smette di fornirci occasioni per mettere alla prova la nostra idea di città e di cittadinanze. Pare – la “Giordo-Piazza” – avere deciso di ribellarsi e di voler continuare, nonostante tutto, ad essere lo spazio pubblico che era prima di essere trasformata in altro. Certo non più spazio fisico e materiale, ma spazio immateriale, mentale. Anche se al posto delle originarie caratteristiche oggi ci sono appartamenti per ricchi, sale per il gioco d’azzardo, parcheggi e una strana fontana, lei – la Giodo-Piazza/ex spazio pubblico e oggi spazio privato - sembra non voler rinunciare all’antico ruolo, e volersi tener stretto il compito: essere per la città e la cittadinanza spazio di servizio, luogo del collettivo.

Il mio è un gioco che però contiene in sé alcuni elementi reali. È un dato certo che la nuova Piazza dei Mercati ci sta offrendo l’occasione concreta per mettere a confronto e dibattere alcune questioni sostanziali rispetto all’idea che ognuno di noi ha di questa città per come si presenta oggi e per come desidera che sia domani.

Provate a pensarci anche voi insieme a me. Quante e quali diverse idee di città e cittadinanze ci sta permettendo di esplorare questo edificio?

Ad esempio abbiamo potuto iniziare a ragionare su quali requisiti debba avere un accordo tra un’amministrazione e un’impresa privata perché si possa dire che tale accordo ha soddisfatto il bene comune e generale della città.

Sempre grazie alla “Giordo/Piazza”, abbiamo potuto anche discutere e mettere a confronto idee e opinioni sulle modalità che un’amministrazione dovrebbe adottare per rendere i cittadini e le cittadine realmente partecipi di questioni e decisioni che riguardano l’interesse collettivo. E tanto altro ancora.

L’ultima opportunità viene offerta dalla denuncia che gli assessori Piras e Conoci hanno fatto alla scuola dove io svolgo il mio lavoro di insegnante, la scuola Sacro Cuore. I Signori Piras e Conoci accusano alcuni insegnanti e alcuni genitori di avere strumentalizzato i bambini ai fini della protesta messa in atto venerdì scorso, nel corso dell’inaugurazione dei nuovi parcheggi della “Giordo/Piazza”.

Si parla quindi di bambini e di insegnanti che avrebbero approfittato di minori per usarli in una contestazione pubblica su un tema che riguarda tutti i cittadini, vale a dire l’uso che si è deciso di fare di uno spazio della città.

Io sono una delle maestre alle quali è stata rivolta tale accusa. Alcuni dei miei bambini venerdì scorso, affacciati alle finestre della classe, hanno urlato agli amministratori impegnati nell’inaugurazione: “Vogliamo la palestra! Vogliamo la palestra”.

Spiegherò perché l’accusa è non solo infondata, ma anche inopportuna rispetto alla considerazione e alla dignità che vogliamo riconoscere ai piccoli cittadini che abitano la nostra città.

L’accusa è infondata perché io non ho messo in bocca quelle parole ai bambini. Sono i bambini che da soli le hanno elaborate e urlate. Io non ho chiesto loro di urlare dalla finestra, non li ho affatto incitati al coro. Ma non li neanche interrotti. Di questo sì che posso essere accusata: di non averli censurati.

Voglio però spiegare perché non l’ho fatto. E così arriviamo al secondo punto della mia spiegazione.

Ancora troppo spesso i nostri bambini vengono considerati come "futuri cittadini". Li si prepara oggi perché possano vivere la pienezza della loro cittadinanza domani, quando voteranno, quando godranno pienamente dei diritti. Intanto vengono educati al rispetto dell'adulto - che invece cittadino lo è - , al rispetto dei doveri che gli competono, all'apprendimento di norme e regole che dovrà applicare molti anni più tardi. Pensiamo ad esempio a come li prepariamo ad utilizzare correttamente da adulto la macchina con i tanti progetti di educazione stradale a scuola.

Ma il bambino è cittadino da subito, da oggi, da quando è nato. È titolare di diritti ormai da più di vent’anni, definiti nella Convenzione dei Diritti dell'Infanzia. Deve essere riconosciuto, rispettato e formato per quello che è, per le esigenze che ha oggi, in ogni suo oggi.

Ora la questione scaturita dalla contestazione nella “Giordo/Piazza” sembrerebbe essere questa:
è giusto riconoscere ai bambini l’utilizzo dello strumento della protesta, in questo caso la parola e il coro di dissenso?

Io dico che è giusto e dico anche – e insieme a me tanti esperti di educazione e di apprendimento - che il bambino dovrebbe essere educato, fin da molto piccolo, all’esercizio dei diritti di cittadinanza e alle pratiche di democrazia.

Si potrebbe rispondere a questa mia dichiarazione con diffidenza e preoccupazione perché si pensa che dare un reale spazio di cittadinanza ai bambini e alle loro opinioni possa tirare su bambini aggressivi, prepotenti, non rispettosi degli adulti e del loro legittimo ruolo di guide.

Al contrario invece tutti gli studi e le sperimentazioni di partecipazione attiva da parte dei bambini realizzate in tante città, sia in Italia che all’estero dimostrano il contrario. Dimostrano che il riconoscimento al bambino del diritto di esprimere le proprie opinioni, di difenderle e se necessario di dire “NO” all’adulto del quale non condivide un’opinione o una decisione presa, produca in realtà una crescita del senso di cittadinanza, un aumento dei comportamenti responsabili nei confronti della città e delle regole sociali, una più alta capacità di difendere non solo i propri diritti ma anche quelli degli altri. Al contrario, invece, è proprio l’esclusione dei bambini dalle questioni di cittadinanza che sta producendo nuovi cittadini adulti acritici, passivi e con scarso senso civico. Se riflettiamo sul difficile rapporto con le giovani generazioni, su come si sentano estranee e ostili rispetto agli adulti, alle loro istituzioni; se si riflette bene come anche nella nostra città – ce lo dicono con grande chiarezza e urgenza i fatti di cronaca cittadina degli ultimi anni - assistiamo sempre più impotenti a comportamenti duri e aggressivi, a fenomeni di devianza sociale, ad atteggiamenti di fuga e di ribellione violenta e autolesionistica come il vandalismo, la prostituzione di minori sempre più giovani, l’uso di stupefacenti; ecco, se si riflette su tutto questo è chiaro che la relazione di noi adulti con i bambini e i ragazzi è divenuta insoddisfacente e improduttiva.

I giovani cittadini di questa città hanno bisogno di più cura, di più attenzione di quella che gli abbiamo dimostrato finora. E la forma più alta di cura e attenzione è l’ascolto. E noi adulti dobbiamo convincerci che vale la pena ascoltare i nostri bambini e i nostri ragazzi, che ci conviene davvero. Conviene a tutti quelli che pensano che situazione attuale debba essere migliorata. Conviene ai genitori che stanno capendo che non basta garantire ai propri figli la sicurezza economica e i vantaggi del consumismo per creare una relazione positiva con i propri figli e dotarli dello zainetto di strumenti emotivi e sociali per affrontare le sfide della vita. Conviene agli insegnanti e ai dirigenti scolastici che non sanno darsi risposte e trovare rimedio alla disaffezione dei giovani nei confronti della nostra scuola, ai troppi abbandoni prima del tempo e ai tanti analfabetismi funzionali che stiamo producendo. Conviene agli amministratori che hanno a cuore il bene della città e non si rassegnano al fatto che nella nostra città non si vedono più bambini che giocano, disabili che passeggiano, anziani che si incontrano.

Anna Marotto ha detto...

Una lezione di etica per i nostri amministratori!
Natacha pienamente solidale con te e con il diritto dei piccoli di manifestare il loro dissenso!

Anonimo ha detto...

TizianaCosta:
Ha dato la possibilità di manifestare, non solo il dissenso...Da solo...quante volte abbiamo sentito i bambini dire questa frase. E non per disubbidienza, per andare contro una disciplina ma per necessità creativa di sperimentare liberamente i loro spazi fisici e di potere. E in questa situazione si sono trovati davanti l'espressione del potere degli adulti che discutevano di uno spazio urbano. Da una parte l'amministrazione e il parcheggio da inaugurare e dall'altra cittadini contrari con dei palloncini in mano, che avrebbero voluto che si fosse mantenuta la destinazione originaria del progetto, come spazio a disposizione della scuola. Un esempio di manifestazione di democrazia. Mi è piaciuto molto quello che ha detto Natacha, e che ha fatto come insegnante di quei bambini, che avevano la classe proprio sull'ingresso ai parcheggi...(io fossi stata amministratore mi sarei preoccupata di questo, e degli scarichi continui provocati in ingresso e in uscita) mi piace quando un bambino viene considerato come una persona, una piccola persona curiosa del mondo circostante. I nostri amministratori gli hanno proposto di guardare e vivere una parte di città dandogli forma e destinazione, perché non avrebbero dovuto guardarla e giudicarla? e perché la maestra avrebbe dovuto nascondergliela, o zittire le loro domande? Viviamo già in una città commerciale dove i bambini si recintano, sia in luoghi pubblici che privati, non possono più stare "in strada", e se c'è qualcuno che li lascia liberi di guardare e domandare, nella strada della conoscenza, un giorno sapranno dire come vogliono la loro città. Visto che adesso c'è chi non vorrebbe farglielo dire. La democrazia si insegna nelle scuole. E non è una lezione di sinistra anche se si vorrebbe sempre farla passare come tale. Ai bravi maestri. A Natacha.

Mefance ha detto...

Solidale con i bambini e le maestre!

Posta un commento